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Italia, 2001
di Antonio Domenici, con David D'Ingeo, Melanie Gerren, Lea Gramsdorff,
Magdalena Grochowska, Angelo Infanti, Nicola Siri, Alex Van Damme
Presentato all'ultima edizione del Bergamo Film Meeting, Diapason
è il primo film italiano a ricevere la certificazione Dogma firmata
da Von Trier e soci. A noi il risultato oltre che mal riuscito è
parso alquanto osceno. Infatti, non solo il rispetto delle "dieci
regole di castità" che impongono niente set, niente luci,
niente effetti, camera a mano, ci sembra essere stato completamente
e consapevolmente eluso dal regista Antonio Domenici, ma è proprio
il film in sé ad essere ipocrita e perché no, davvero
brutto. L'inizio metacinematografico, vede una coppia di amanti a letto
che con una recitazione, ci auguriamo, volutamente penosa, parlano della
loro storia d'amore fino allo stop dato dal regista del film nel film.
La cosa sconcertante è che il (sotto)tono della finta scena non
sì è minimamente concluso lì, ma anzi è
protratto per tutto il resto del film che arranca fino all'ultima inquadratura
tra dialoghi assurdi e situazioni imbarazzanti soprattutto per gli spettatori
in sala. Le due storie parallele di Diapason vedono da una parte
un direttore di produzione (Marcello-Angelo Infanti) attempato ma ancor
piacente, che per tutto il film cerca di convincere una giovane ed insulsa
attricetta americana a recitare nel suo film portandola in giro nella
convenzionale Roma by Night, al suono dei racconti della dolce vita
di un tempo. Dall'altra seguiamo le vicissitudini notturne e truffaldine
di un gruppo di extracomunitari tra piazza Vittorio e tutto il resto
di Roma, che è sicuramente la sola situazione riuscita di Diapason,
grazie alla simpatia e alla bellezza dei protagonisti. Le due storie
si concludono, sempre per non sorprenderci, nel solo modo possibile
per un film così superficiale con la morale che ammicca ad un
versetto di Confucio per darci l'illusione di dire altro.
Il solo pregio di Diapason è di aver trovato l'escamotage,
anche se bieco, per farsi vedere: un certificato che in questo caso,
gli garantirà pubblico in sala e visibilità nonostante
il valore pari a zero, del film in sé.
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