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Id., Usa / Spagna,
2002 di Jamue Balaguerò, con Anna Paquin,
Lena Olin, Ian Glen, Giancarlo Giannini
Il problema principale del film di Balaguerò, già autore
del pluripremiato The Nameless, è anche uno dei suoi elementi
più affascinanti: stiamo parlando di Regina (Anna Paquin), la
protagonista. In un plot dalle premesse molto affascinati, che riprende
con la classica cattiveria e lucidità del recente cinema fantastico
spagnolo (uno su tutti: Alejandro Amenàbar) temi abusati (in
questo caso il cinema satanico-gotico), il centro dellazione è
tutto spostato su una figura programmaticamente opposta a tutto ciò
che la circonda. La Paquin è giovane, bella, luminosa, attiva:
il contrario della sua famiglia, del padre malato e della madre succube,
nonché del fratellino forse vittima di abuso. La Paquin è
lo sguardo sano e attraente su un mondo di morbosa oscurità.
La Paquin è il pubblico di fronte al film. Peccato che Regina
sia un personaggio inutile, anzi dannoso. Il tema del plot gira intorno
al rapporto malato padre-figlio, allimpossibilità di un
amore genitoriale che è insieme, con una notevole intuizione,
fonte di malattia e salvezza per figlio e padre. Darkness è
la storia di come questa doppia valenza emotiva metta in pericolo il
mondo, tendendo a ripetersi con la complicità involontaria di
una madre senza gli strumenti per far fronte al pericolo. Cosa centra
Regina in questa cupa triade padre-figlio-madre? Nulla, ed essere costretti
a seguire la vicenda dal suo punto di vista è una forzatura che
distoglie completamente lattenzione dal tema principale. Eliminando
il suo personaggio e racchiudendo lazione nel nucleo familiare
di base, utilizzando magari come puntello empatico la madre
Maria (Lena Olin), la storia avrebbe potuto girare con la naturalezza
e linevitabilità di cui ora ha un disperato bisogno. La
meravigliosa Paquin sembra un vero e proprio selling point
imposto del film: unattrice affascinante, capace e discretamente
conosciuta che serve alla Fantastic Factory di Brian Society
Yuzna per avere più possibilità di vendita nel mondo della
sua piccola produzione spagnola. Peccato che, se davvero è così,
la cosa snaturi completamente lefficacia di una storia sufficientemente
azzeccata e cupa da aver potuto aspirare allo status di piccolo classico.
Questo nonostante la poco ispirata messa in scena del comunque interessante
Balaguerò, che qui fallisce quasi sempre nel creare atmosfera,
lasciandosi dietro una scia ridondante e poco tensiva di silhouette
di bambini-fantasma, vecchie cariatidi striscianti con occhiali da sole
circolari e una mdp troppo spesso vittima di scossoni catastrofici alla
lunga stancanti. Su tutto, il volto perfetto e ispirato di un Giancarlo
Giannini che si dimostra ancora una volta completamente a suo agio negli
anditi bui del cinema di genere.
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