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Hearts in Atlantis, Autralia
/ Usa, 2001
di Scott Hicks, con Anthony Hopkins, Anton Yelchin, Hope Davis, Mika
Boorem
Ci sono dei film che, anche se vengono "sbagliati", ti piacciono
lo stesso. Se sei uno spettatore attento ed appena smaliziato ti accorgi
dei loro difetti già mentre li vedi in sala, eppure posseggono
lo stesso quel qualcosa che non ti fa rimpiangere per niente di aver
speso il prezzo del biglietto. Nel caso di Cuori in Atlantide
si tratta soprattutto del tono triste, oseremmo dire funereo, che Hicks
imprime alla messa in scena: già il racconto di Stephen King
(leggetevi i primi due dellomonima raccolta!) conteneva in sé
una certa malinconia di fondo, che però viene tradotta dal regista
australiano in una vera e propria elegia funebre ad un tempo passato,
come appunto la giovinezza-linnocenza perduta. La bella sceneggiatura
del grande William Goldman screma il testo originale di quasi tutte
le componenti horror-fantascientifiche, e dedica invece ampio spazio
al melodramma ed al rapporto tra il vecchio ed il bambino. Ne viene
fuori così un film che invece di essere un giallo avvincente
è invece un buon racconto di amicizia e di lealtà. Anthony
Hopkins si adatta al proprio ruolo con aderenza, anche se non fornisce
certo una elle sue migliori interpretazioni. I piccoli attori del gruppo
sono invece molto bravi, a partire dalla giovane Mika Boorem. Una volta
tanto poi lo script è riuscito a migliorare il racconto di partenza
con lintroduzione di un prologo e di un epilogo che relegano la
vicenda ad un enorme flashback: soprattutto la fine del film, così
volutamente triste e poco consolatoria, chiude a nostro avviso perfettamente
una storia di fantasmi e di rimpianti.
A leggere le righe appena scritte, sembrerebbe che Cuori in Atlantide
sia un film pienamente riuscito. Purtroppo non è così:
i difetti della pellicola sono infatti numerosi, a partire da un montaggio
davvero pessimo, che sbaglia completamente il tempo di durata di molte
inquadrature e regala allopera un ritmo troppo incerto e barcollante.
Anche la regia di Hicks, che a tratti è ispirata - vedi la scena
al luna park - spesso e volentieri si fa però troppo trattenuta
nelle scene più forti, che potenzialmente potevano regalarci
grossi momenti di cinema. Alla fine, il film è perciò
piuttosto sbilanciato, e lascia un sapore amaro soprattutto per quello
che avrebbe potuto essere ed invece non è. Se però siete
amanti del migliore Stephen King, ed siete affezionati alle sue storie
più cariche di significato, Cuori in Atlantide probabilmente
non vi deluderà, in quanto risulta una trasposizione abbastanza
intelligente ed elegante, soprattutto nel saper mantenere il vero significato
del testo letterario pur cambiando e ricostruendo la vicenda. Ultima,
dolente annotazione, ahinoi ancora triste e funerea, va spesa per la
fotografia del bravo Piotr Sobocinski, collaboraore tra gli altri di
Kieslowski, scomparso appena finite le riprese del film. |