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Crimen ferpecto,
Spagna/Italia, 2004
di Álex de la Iglesia, con Guillermo Toledo,
Mónica Cervera, Luis Varela, Enrique Villén, Fernando
Tejero
Dotato di diversi piani di lettura già nel titolo (di cui non
spiegherò il gioco di parole perché parte integrante del
racconto), il film rimanda, almeno nella versione italiana, al Delitto
Perfetto del grande Hitchcock.
Commedia nerissima, può essere interpretata utilizzando diversi
schemi: il primo, di superficie, che tenga conto del genere, della trama,
delle prove attoriali degli interpreti; un secondo, che prenda in considerazione
lo stile registico attraverso le citazioni di cui de la Iglesia, consapevolmente
o meno, si serve per costruire un congegno autonomo; e, infine, uno
schema capace di reinterpretare, attraverso spunti di critica sociale,
gli stessi luoghi, personaggi e battute, alla luce di quelleffetto
dissacrante che il film riesce a scatenare.
La pellicola è quindi, innanzi tutto, una commedia nera che si
avvale di una sceneggiatura serrata - solamente nella parte centrale
del film si avverte una certa prolissità - dialoghi intelligenti,
protagonisti perfettamente in parte e capaci di coinvolgere il pubblico
- soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Rafael, che Toledo
interpreta conferendogli una carica di simpatia irresistibile - e invenzioni
registiche che pur non essendo nuove, sono perfettamente funzionali
- come la scelta di raccontare il film attraverso lo stesso Rafael,
il quale, parlando direttamente alla mdp, stabilisce un rapporto di
complicità con lo spettatore.
Potrei fermarmi qui e consigliare caldamente la pellicola a un pubblico
che voglia ridere con intelligenza e una buona dose di cinismo, ma mi
sembra giusto offrire altri spunti di lettura, che forse susciteranno
qualche curiosità.
A livello stilistico non si può dire che il film sia propriamente
una parodia, né di un genere determinato né di una maniera
registica precisa. Daltro canto, è indubitabile che sia
disseminato di rimandi godibilissimi perché trasposti in situazioni
che ne mettono in evidenza tutta lassurdità. Citando qualche
esempio a caso, basti ricordare la scena in cui Rafael passa in rassegna
al rallentatore i commessi del reparto di cui è diventato responsabile
- i fratelli Watchowski insegnano, a loro volta debitori di Kurosawa
- e, giunto al termine della sfilata, si autonomina "leletto"
- inevitabile la risata pensando a Matrix; o ancora,
linizio del film, con il protagonista che racconta di sé,
di dove vive e cosa fa, iniettando ogni frase con dosi massicce di umorismo
nero, che riporta alla mente le prime, folgoranti inquadrature di Trainspotting
e, come in Trainspotting, è la discrasia fra
quanto viene dichiarato e quanto si vede sullo schermo a suscitare ilarità.
Le citazioni volute o meno sono moltissime e un vero godimento per chi
abbia un minimo di passione per il cinema: uno degli interpreti, dopo
essere morto, si trasforma in una specie di Grillo Parlante alla rovescia,
verde, autentico rimando a un personaggio simile nel Wittgenstein
di Derek Jarman; le fiamme nellincendio finale hanno un qualcosa
di apocalittico e insieme voluttuoso - mentre incorniciano lIspettore
Campoy, interpretato da Enrique Villén - quasi quanto le volute
alle spalle di Reeves e Pacino nel finale de Lavvocato
del Diavolo. E ancora, la nascita del protagonista allinterno
del grande magazzino - dove si svolge tutta la sua vita - cita trame
già viste, così come lutilizzo del luna-park per
commettere un delitto è stilema ricorrente nei gialli fin dai
tempi di Laltro uomo, ancora una volta di Hitchcock.
Il gioco potrebbe continuare e sicuramente è uno dei motivi per
cui questo film può essere definito godibilissimo.
Lultimo livello di approfondimento è quello della corrosiva
critica alla società, alle mode e ai consumi che traspare, in
maniera lucida ma mai pedagogica, dallintero film. Per sintetizzare
potrei porvi una domanda: Vi è mai capitato di leggere
un annuncio simile: cercasi segretaria, buona conoscenza lingue,
pacchetto Office, etc. etc., bella presenza? E vi è mai successo
di trovare uninserzione: cercasi segretario, buona conoscenza
lingue, pacchetto Office, etc. etc., bella presenza? Come afferma
il protagonista, Rafael, rivolgendosi a Mónica Cervera - Lourdes:
Quante volte hai visto un calciatore baciare un cesso come
te? Il film è racchiuso in questa frase, gioco al
massacro fra due opposte visioni del mondo, da un lato luomo che
aspira alleleganza e a una forma di bellezza che egli considera
sublime ma che è in realtà dozzinale - il bello patinato
del reparto donna di un grande magazzino - versus la tenacia incrollabile
di una falsa timida che, superato il complesso della propria bruttezza
e, quindi, dellinadeguatezza in questo universo "perfetto",
si rivela la personificazione di tutte le aspirazioni volgari ma altresì
autenticamente umane di cui Rafael nega lesistenza. Mentre Rafael
ci mostra con orgoglio il nuovo tempio della società consumistica,
ossia il grande magazzino - o il centro commerciale - dove si celebra
il rito dellacquisto in saldo, con folle oceaniche di fedeli pronti
a tutto pur di conquistarsi lostia di una t-shirt a prezzo ribassato,
Lourdes ci trasporta nel mondo lacrimevole degli "Stranamore"
della tivù spazzatura spagnola, tra lesaltazione dei fascicoli
da edicola collezionabili e il sogno della famiglia stile Mulino Bianco
che scivola nellincubo Addams. Vera Guerra dei Roses
senza esclusione di colpi.
C'è da augurarsi che una pellicola talmente poliedrica sia supportata
da una campagna marketing intelligente, capace di superare il limite
reale della poca conoscenza del regista e degli interpreti del film
da parte del grande pubblico.
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