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Il Buio nell'anima
The Brave One, Usa, 2007
di Neil Jordan, con Jodie Foster, terrence Howard, Naveen
Andrews, Mary Steenburgen
La giustizia preventiva ai tempi di
Bush
recensione di Anna Maria Pelella
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Erica Bain lavora come speaker in
una radio di New York e una sera, mentre porta fuori il cane col suo
futuro sposo, viene aggredita da un banda che li lascia in fin di vita.
Lei se la caverà mentre David, il suo fidanzato, morirà
più tardi in ospedale. Decisa a vendicarsi lei compra una pistola
e lentamente scivola nel baratro che la spingerà a reagire con
la violenza alla violenza, in una spirale autodistruttiva interminabile.
Tempo fa, quando Charles Bronson batteva le strade di notte armato ed
arrabbiato, per vendicare i suoi cari, si parlò di fascismo,
ma tutto questo accadeva prima dellundici settembre. Dopo la vile
aggressione sul territorio della più grande potenza mondiale
le cose sono cambiate, e non in meglio.
Molti diritti civili sono saltati per aria come niente fosse e dal fascismo
di chi si fa giustizia da soli si è passati senza dare nellocchio
allapologia della giustizia fai da te.
Erica, una Jodie Foster terribilmente inespressiva, dà voce alla
versione casalinga della prima release delloperazione dal nome
da videogioco made in Bush jr, il famoso Infinite Justice (Giustizia
Infinita) che, dopo essere affogato nelle polemiche fu prontamente ribattezzato
Enduring Freedom (Libertà Duratura). Ma comunque lo si voglia
nominare questo nuovo modo di affrontare i problemi di ordine pubblico
sottintendeva un concetto reso sottilmente quotidiano dalla propaganda
e giustificato nel nome dei morti delle Twins Tower. Ancora adesso,
che sono passati anni dal crollo delle torri e che Bush jr. ha già
messo in campo lintero armamentario possibile per loperazione
di rappresaglia più grossa che si sia mai vista nella storia
degli Stati Uniti, lamericano medio si sente insicuro.
Talmente insicuro da credere davvero che basti una pistola a pareggiare
i conti e a rendere sicure le strade in unepoca in cui le bande
sembrano aver preso in mano lintera città. Erica parte
da una normale situazione di terrore traumatico e lentamente scivola
nellonnipotenza tipicamente americana che solo il dispiego di
unarma può scatenare, e se nelle prime inquadrature si
poteva capire il suo stato danimo, e magari identificarsi con
la sua paura, riesce difficile successivamente capire ed accettare la
deriva psicotica che la rende il cyborg frutto della campagna del terrore
che da anni lamministrazione Bush propina ai suoi elettori.
Neil Jordan che è comunque un regista di un certo talento qua
sembra dimenticare totalmente il senso del suo lavoro e lo vediamo dedicarsi
anima e corpo a creare una New York da incubo urbano che neanche in
il Giustiziere della notte si era mai vista, regalandoci
la meno credibile tra tutti i protagonisti possibili per la sua propaganda
a favore della giustizia preventiva.
Erica è prima di tutto assai sfortunata, la sua storia è
costellata di incontri sbagliati, da quello nelle prime inquadrature
con la banda che le ammazza il fidanzato e le arma la mano, giù
fino al rapinatore del suo minimarket di quartiere, ai neri della metropolitana,
e al cattivo il cui nome le viene suggerito dal telegiornale della sera.
La neo guerrigliera, di pura razza americana sente come un suo dovere
quello di ripulire le strade, e si dedica al compito con una dedizione
commovente, peccato che questo non le possa restituire il fidanzato,
tutto quello che ricaverà dalla carneficina operata in quasi
due ore di film sarà il suo cane, rubatole dai cattivi che lavevano
messa temporaneamente al tappeto.
Adesso resta da chiedersi il senso di rappresentare una città,
che è comunque già stata raccontata da moltissimi punti
di vista, a cominciare da quello borghese e nevrotico di Woody Allen,
fino a quello dei ghetti di Spike Lee, in una luce paranoica e inutilmente
apprensiva per il destino dei pochi americani rimasti a combattere sulle
barricate erette contro i neri e gli stranieri che armi alla mano ne
infestano ogni angolo. E se è anche vero che la situazione là
nella bella città di New York sta sfuggendo di mano, ci si domanda
come mai non si mandi lesercito a pattugliare Central Park e la
metropolitana che, a quanto ci è dato di vedere da questo film,
si sono trasformati nellanticamera dellinferno. Ovvio che
se il senso di tutta questa operazione è quello di dare una definizione
allo stato danimo dellamericano medio quando va alle urne
e per questo vota un pò a casaccio, siamo in piena propaganda,
ma nulla di quello che vediamo in questo film giustifica luso
della forza per le strade e fuori dai confini nazionali, neanche se
fosse davvero così che stanno le cose adesso a New York.
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