Auto focus
Pornofilia dell’ordinario
di Luca Persiani

 
  id., Usa, 2003
di Paul Schrader, con Greg Kinnear, Willem Dafoe, Rita Wilson, Maria Bello


Auto focus, fedele fino all’estremo al suo titolo, è una vera e propria riflessione sulla messa a fuoco automatica. Quella vera e propria, che è luogo comune della ripresa pornografica, che per natura e cliché non ha bisogno di essere perfetta o calibrata con attenzione e/o creatività per essere efficace nella sua ultima e unica utilità: l’eccitazione sessuale. Quella narrativa, che è il gioco estetico sottile di questa operazione schraderiana: un film sulla pornofilia raccontato in modo moderatamente spettacolare, con l’ambizione di mettere in scena una vita quasi ordinaria, un’erotomania ossessiva e distruttiva, ma in ultima analisi quasi completamente compatibile con la vita di una persona. Un racconto che si mette a fuoco da solo, progressivamente, scegliendo rischiosamente di aggirare guizzi accattivanti o progressioni inesorabili, rivelando una discesa nel vizio che non è anche una clamorosa discesa all’inferno, almeno fino alla scena finale. La vita del protagonista Bob Crane (Greg Kinnear), un dj radiofonico destinato ad una bella popolarità grazie ad una serie televisiva ma mai al grande salto nello stardom cinematografico, è sì condizionata dalla sua pornofila attiva, e dall’amicizia con l’ambiguo tecnico video John Carpenter (un perfetto Willem Dafoe), ma il racconto lascia intuire che l’esistenza di Crane non sarebbe stata probabilmente molto più brillante senza l’ossessione che lo caratterizza. Crane non è condannato dal suo vizio, ma ne è molto più didascalicamente, solo viziato, intaccato, frenato, in un modo simile alla vicenda di un altro Crane, l'Ed protagonista de l'Uomo che non c'era di Joel ed Ethan Coen. Auto focus è il quieto e assurdo racconto di questo pornofilo ordinario, che arriva a contatto con tecnologie e mondi che gli consentirebbero di diventare pornografo con successo, ma non lo fa, rimanendo attore pornografico per se stesso, in un vortice di voyeurismo narcisistico completamete privo di esibizionismo. Uno che si fa sommergere vertiginosamente da foto, video e film ma sopravvive ugualmente in (precario) equilibrio, che accumula un’esperienza invidiabile in materia di sesso e geografia della sessualità del suo paese, ma non utilizza il tutto se non per il suo piacere personale. E questa ordinarietà, resistenza al Mito e al cambiamento, è la cifra stilistica più interessante e coinvolgente di Auto focus: dietro all'opposizione all’ascesa melodrammatica nel vizio di Crane c’è, suggerito esplicitamente dal film, un freno dettato da una cultura cattolico-puritana da cui il pornofilo si stacca, ma che rimane come una sorda eco persistente che condiziona comportamenti e azioni. Cambiano formati, supporti, tempi, rapporti emotivi e di forza fra i personaggi, ma diventa chiaro che per Crane il rapporto sessuale ha un’illuminazione e una profondità di campo che rimangono invariati negli anni, elementi che chiamano una messa a fuoco tragicamente ma quietamente tanto automatica da rimanere fissa. Una condizione accettata proprio grazie al fatto che l’esuberanza sessuale del protagonista è parte integrante di una vita che poi gira attorno anche ad altro: nel caso di Crane il mestiere di attore. Una fissità ossessiva nella sua ordinarietà quotidiana, come le tecniche di “rimorchio” di Crane, che in una delle ultime scene del film viene raccontato come un ormai laido stratega da bar, che sfrutta la trasmissione del suo show nella tv di un locale per far colpo su una fan lì per caso. Una serie di inquadrature rapide ce lo mostrano accarezzare con un’intimità possibile e oscena la donna che si avvicina a lui, svelando un rituale paraseduttivo ormai diventato incontrollabile e automatico, che mette a fuoco in modo folgorante il senso necessario e drastico di una sessualità votata al puro meccanicismo. Una sessualità che si identifica con la freddezza degli strumenti che la riproducono, in un gioco di rimandi chiuso ed estenuante. Proprio come la ricerca del protagonista di donne sempre nuove, in una quieta orgia pornofila che non ha la forza e l’interesse per diventare pornografa a tutti gli effetti.