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The Assassination
of Richard Nixon, Usa, 2004
di Niels Mueller, con Sean Penn, Naomi Watts, Don
Cheadle
Molto difficile da interpretare, questo strano ed affascinante esordio
di Niels Mueller. Ambientato nei mesi successivi la ri-elezione di Tricky
Dicky, il film in realtà sembra voler parlare della società
americana contemporanea, dellalienazione strisciante tra le maglie
del suo tessuto sociale, della violenta brutalità che regola
le leggi più forti del suo capitalismo.
Il protagonista, il debole ed insicuro Sam Bicke, ben presto si trova
stritolato da tale sistema, e nella sua caduta psicologica e morale
- dovuta soprattutto alla perdita progressiva di famiglia, amici, lavoro
- individua pian piano il suo nemico in colui che è il massimo
esponente dell' American Way of Life, un capo che per farsi eleggere
ha sfruttato la bugia di mettere fine una guerra, e che poi ha continuato,
per farsi rieleggere, a propinare al popolo la stessa bugia. Lui
è il più grande venditore! urla a Bicke il
suo capo compiaciuto, rendendo dunque impossibile allesasperata
integrità delluomo una qualsiasi adesione al proprio lavoro.
Impossibile non vedere tra le righe di questa linea della storia un
attacco preciso e diretto allattuale amministrazione Bush. Purtroppo
però il film non ha la forza di spingere fino in fondo questo
interessante accostamento, e si limita soltanto a suggerire timidamente
quello che invece avrebbe dovuto essere mostrato con decisione. Rimarrebbe
allora da gustarsi la storia, del tutto coinvolgente, del progressivo
cedimento di questuomo incapace ad adattarsi al mondo che lo circonda,
ma purtroppo, dopo un brillante inizio, lopera si arena in un
susseguirsi di scene e situazioni che in realtà ripetono quanto
già visto, invece di far procedere drammaticamente gli eventi.
Lunico leit-motiv che muove lazione è il
sub-plot del prestito che la banca dovrebbe concedere a Bicke,
cosa che però è tenuta troppo in secondo piano e non ha
la forza necessaria per sostenere il lungometraggio. The Assassination
(ma perché questo taglio al titolo? È così bello
ed evocativo loriginale!) ha dunque una parte centrale piuttosto
ripetitiva, che porta ad una soluzione finale tanto aspettata quanto
un po campata in aria. Le pecche presenti nel film in fase di
sceneggiatura vengono ampiamente ripagate da una messa in scena esteticamente
preziosa, che ha nellelegante e malinconica fotografia di Emmanuel
Lubezki il suo punto di forza. Parlando degli attori, bisogna constatare
che in questo caso linterpretazione del loser data dal
carismatico Sean Penn è un po troppo sopra le righe, mentre,
anche se con pochissime scene, Naomi Watts riesce a restituire tutta
la silenziosa impotenza di una donna rassegnata alla miseria della propria
condizione.
Disperato, intimo, squilibrato, questo The Assassination
sembra uscito direttamente dal periodo storico che ha voluto mettere
in scena. Nella sua volontà espressiva si rivede un certo tipo
di cinema socialmente morale ed intimista di grandi autori
degli anni 70: pensiamo soprattutto ai migliori personaggi messi
in scena nei lavori di Sidney Lumet, di Alan J. Pakula o di Arthur Penn.
Girato invece ai giorni nostri, rimane un film affascinante ma un po
fuori dal tempo, non allineato, forse orgogliosamente, con quanto proposto
da cinema americano contemporaneo. Il vero fascino di The Assassination
sta probabilmente proprio in questo vistoso scarto, o meglio nella sua
coraggiosa, anacronistica incomprensibilità.
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