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Unfaithful, USA,
2002 di Adrian Lyne, con Richard Gere, Diane Lane,
Olivier Martinez
Se cè un merito che va riconosciuto ad Adrian Lyne, è
senzaltro quello di aver giustificato ore e ore di talk show,
fornendo una cospicua quantità di spunti per dibattiti spesso
superficiali sulle turbative individuali e di coppia. Sin dai tempi
di 9 settimane e mezzo, passando per Attrazione fatale,
fino a Proposta indecente, Lyne è stato abile a transitare
con tempismo nellorbita delle fisime modaiole, sfornando al momento
opportuno, con una buona dose di fortuna e di sagacia pubblicitaria,
la pulce nellorecchio capace di trasformare un film in un caso
da rotocalco, di quelli che, per intenderci, risolvono le
serate infettate dalla noia, ravvivandola con insinuazioni, quesiti
provocatori e ipotesi piccanti, snocciolate tra le briciole sulla tovaglia
e i bicchieri semivuoti.
Succede, dunque, che un film come Proposta indecente, trascurabile
in unottica prettamente cinematografica riesca a ritagliarsi comunque
una sua nicchia nella memoria collettiva, asciugandosi a tal punto da
divenire una semplice domanda secca: Accettereste che vostra moglie
passasse la notte con un altro per un milione di dollari?.
Una provocazione blandamente iperbolica, che spronava linnata
ossessione sulladulterio, così come Attrazione fatale
divulgava i timori e le pericolose conseguenze di una relazione extraconiugale,
scaraventando però il personaggio di disturbo interpretato da
Glenn Close negli innocui e corretti territori del genere, per assicurarsi
di non turbare troppo le quotidianità future delle famiglie.
Più che la minaccia alla coesione del nucleo familiare, tema
abbastanza trasversale, il collante che cementa i film più chiacchierati
di Adrian Lyne è la riflessione sul limite oltre il quale è
lecito spingersi e che generalmente finisce anche per corrispondere
con un punto di rottura, toccato il quale si genera un periodo breve
di scompaginamento che rivoluziona temporaneamente una situazione esistenziale
o familiare, prima che la situazione stessa ritorni a ripercorrere i
binari di partenza, magari con qualche bullone in meno e qualche graffio
in più. Un deragliamento a tempo determinato in cui si può
collocare anche lavventura (guarda caso temporalmente definita
sin dal titolo) bendata e conturbante condita da una rassicurante morbosità
snob che Kim Basinger, tra latte, peepshows e sadomasochismo da prima
serata, sperimenta in 9 settimane e mezzo. Come sapevi
che avevo bisogno di tutto questo? chiede con saziata voluttuosità
postorgasmica la splendida Kim al suo stranger Mickey Rourke.
La tentazione giusta al momento giusto, perciò, che rimischia
le carte e le ridistribuisce con il rischio che la posta in gioco cambi
tremendamente valore.
Per allentare le spire della routine e dellapatia che (co)stringono
corpi e anime arriva anche per Connie (Diane Lane) di Unfaithful,
in una New York presa a schiaffi dal vento ( che, si sa, è come
la lontananza
) lincontro fortuito con un uomo più
giovane e irresistibile. La repressione della donna si trova davanti
al varco che conduce al suddetto punto di rottura, allettata dallappagamento
degli impulsi più immediati. Lindugio e lo scetticismo
hanno breve durata e la consapevolezza dellerrore si fa soggiogare
dalla prepotente avvenenza del peccato, pensato e ripensato in quei
tragitti dalla grande mela alla grande casa in campagna, che si consumano
tra pianti soffocati e squarci di amplessi il cui erotismo è
smorzato, però, dalle polveri bagnate del flashback.
Alla prima parte dedicata alla repressione silenziosa e finalmente sfogata
della moglie segue quella, ancora più grave nelle conseguenze,
del marito che dopo aver investigato decide di affrontare faccia a faccia
lamante. Il suo tarlo interiore sfocia nella vertigine della curiosità
e nella collera omicida annaffiata da anni e anni di tranquilla vita
di coppia.
Il duplice pasticciaccio è come un tracciante che separa in due
il percorso coniugale dei Sumner, che si ricompattano nellodio
e nella perduta innocenza ma continuano a nascondersi le grane reali
risibilmente sollecitate dal marito preoccupato che il vero problema
della moglie sia il vivere nella solitudine della campagna.
Sebbene il peccato di lui sia oggettivamente più grave di quello
compiuto da lei, Lyne organizza la storia in modo da far risultare la
moglie la colpevole della sborni,a tuttavia necessaria che, una volta
accantonati cadaveri e poliziotti ficcanaso, rinvigorisce, pur nel destino
di una mortificazione interiore, il giuramento delle nozze: nella buona
e nella cattiva sorte, salute e nella malattia. E anche nella colpa.
La partita comunque finisce in pareggio, complice anche il contesto
patinato e autoironico tipico di Adrian Lyne che mette a segno un altro
quesito da rotocalco. Rischiereste il vostro matrimonio per unavventura
con qualcuno più giovane e bello? Una provocazione paritaria
che stimola le opinioni di uomini e donne, progressisti e conservatori,
belli e brutti, ricchi e poveri. |