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À ma soeur,
Francia, 2001
di Catherine Breillat, con Anaïs Reboux, Roxane
Mesquida, Libero De Rienzo, Laura Betti
Anais ha un vantaggio su Elena: la bruttezza. E quindi la necessità
della chiusura in se stessa, confinata in un corpo grasso e sgraziato
da cui osservare perfettamente quello che succede intorno, perfino i
lunghi tour de force sessuali in cui la sorella viene lentamente spogliata
di ogni dignità. Elena, come sostiene la stessa Breillat, rimane
vittima della propria bellezza in quanto condannata a essere oggetto
del desiderio, il movente di macchinazioni esterne che non può
conoscere e infine è costretta a subire. A mia sorella!
è un film teso e diretto, impietoso nello smascherare la morale
borghese colta nell'esercizio rituale della villeggiatura (l'ossessione
del padre per il lavoro, quella della madre per la verginità
della figlia, da sottoporre presto a un ginecologo, quella della stessa
figlia per l'anello offertole falsamente in dono), ma soprattutto capace
di esplorare l'iniziazione sessuale fino a stabilire l'equivalenza tra
sesso e stupro, emblema di una logica stringente per cui i rapporti
umani appaiono possibili solo come bieca pratica della sopraffazione.
Alla Breillat basta stare addosso alle sue creature con discrezione
e impudicizia al tempo stesso, per lasciare che la disillusa metafora
sessuale sulla violenza e sulla sciatteria della vita emerga da sé,
addensandosi nei volti e nelle forme dei personaggi (volutamente sopra
le righe la disgustosa Laura Betti), nelle sigarette fumate una dietro
l'altra, nei clacson dei camion sull'autostrada. Tra tutti Anais è
destinata alla vittoria-sopravvivenza, in quanto ha il vantaggio sulla
sorella di sapere che il sesso non può che esistere proprio come
stupro, ossia all'interno di quel gioco tra le persone di forza e di
potere che la vita le ha insegnato con l'emarginazione e il rifiuto:
se nel mondo non c'è posto per i principi azzurri (come non c'è
posto per mariti premurosi o padri sensibili), gli anelli di fidanzamento
hanno una scadenza, le dichiarazioni d'amore vengono snocciolate solo
per avere qualcosa in cambio.
Il finale, improvviso e devastante, è fatto in fondo su misura
per Anais: un folle uccide senza ragione la sorella e la madre e la
violenta, realizzando il desiderio espresso all'inizio di perdere la
verginità con uno sconosciuto che la prendesse con la forza.
In un mondo brutto vincono i brutti e la bellezza è immolata
nel fuoco dell'illusione.
PS: fa una certa impressione sentire risatine imbarazzate in sala durante
le prolungate schermaglie sessuali tra Elena e Fernando. Come se senza
caminetti scoppiettanti e sassofoni di sottofondo il sesso di per sé
indisponga, la sua crudezza quasi grottesca, mostrata senza filtri,
generi il panico tra le poltrone. Si rallegrino i parlamentari di Alleanza
Nazionale e le loro interpellanze: salda frontiera di una fisicità
difficilmente digeribile, il sesso è ancora un tabù.. |