Alien

La corazza emotiva biomeccanica
di Luca Persiani


La colonna sonora
Photo trivia
  id., Usa, 1979
di Ridley Scott, con Sigourney Weaver, John Hurt, Tom Skerrit, Ian Holm, Yaphet Kotto, Veronica Cartwright, Harry Dean Stanton


Ellen Ripley (Sigourney Weaver) si è appena intrappolata, in compagnia del gatto Jones (l'altra bestia spaziale della storia), nella capsula di salvataggio Narcissus. La scialuppa ha abbandonato l'astronave Nostromo al suo destino di disintegrazione nello spazio. Ellen si distende, preparandosi al lungo viaggio di ritorno verso la Terra. Dietro di sé lascia un equipaggio di cinque persone, sterminato da uno spietato mostro alieno, e un androide - direttamente complice dello sterminio - terminato dagli stessi umani che ha tradito. In canottiera e mutandine, il gatto già chiuso nella capsula criogenica, Ellen si prepara a "congelarsi" a sua volta per affrontare gli anni luce che la separano da casa. Ma, mentre armeggia sopra un quadro comandi, viene sfiorata dallo scatto improvviso di una mano unghiuta dell'alieno. Incastrato fra le parti meccaniche dell'angusta navicella, l'alieno si ritrova in una situazione di auto-intrappolamento, concepita con lo stesso obiettivo di sopravvivenza perseguito dall'essere umano. Contrariamente alle speranze di Ripley, la bestia non è rimasta vittima nell'esplosione del Nostromo. Si è invece acquattata e mimetizzata, grazie al suo aspetto ibrido tra l'organico e il meccanico, in un andito della navetta di salvataggio.
La manifestazione dell'alieno è quasi un errore tattico di uno stratega altrimenti perfetto, così come l'azione istintiva di Ripley che seguirà è il disperato ma puntuale scatto di adrenalina di una vittima impreparata. Uno dei superstiti è un "organismo perfetto, (...) non oscurato da coscienza, rimorsi o illusioni di moralità" come aveva declamato ammirato l'androide Ash (Ian Holm). L'altro, invece, è semplicemente un umano. Sono vicinissimi, nudi, immobili per un momento, quasi imbarazzati da un incontro che avrebbero sicuramente evitato entrambi: Ripley per tornare sana e salva a casa, l'alieno per restare nascosto e sopravvivere quindi più facilmente, in attesa di raggiungere un pianeta colonizzabile.
In pochi secondi il terrore si impadronisce di Ripley, che, sotto la spinta di un istinto pragmatico incrollabile, si infila nel ripostiglio delle tutte spaziali. Ne indossa una goffa e meravigliosa come un'armatura medievale - preziosamente istoriata dai grafismi ligne claire di Jean Giraud "Moebius" - , incastrandosi così in un secondo corpo, un esoscheletro quasi biomeccanico (come succederà poi esplicitamente nel finale di Aliens, remake esponenziale di quello di Alien). Contemporaneamente, per mezzo di potenti getti di vapore, costringe l'alieno a svelare un corpo aerodinamico e agghiacciante - partorito dai sogni morbosi di Hans Rudi Giger - che si scastra dalle pareti fredde del suo nascondiglio emettendo aspre grida di dolore. Due esseri ibridi e gemelli sfrecciano nel vuoto dello spazio.
Ripley si avvicina ai comandi per l'apertura del portello dell'astronave e poi si lega ad una cintura di sicurezza ansimando e mugolando di terrore, nel più perfetto e coinvolgente momento di realismo del film - momento che evoca acusticamente e in modo beffardo, nel confronto finale tra la femmina bardata e l'alieno fallico, una paura che confina con l'erotismo. Nel frattempo, la bestia si muove in silenzio per raggiungere l'umano. C'è un attimo di stasi prima dell'abbraccio mortale del mostro sulla vittima, un abbraccio che si prefigura molto meno innocente di quello del facehugger sulla prima vittima Kane (John Hurt) e più lascivo di quello sul meccanico Brett (Harry Dean Stanton). In quell'attimo, Ripley espelle il mostro facendo il vuoto nell'abitacolo e poi accendendo i retrorazzi del velivolo per proiettare definitivamente la bestia nel vuoto. Il corpo dell'alieno viene lasciato a fluttuare nello spazio, congiungendosi idealmente a quello "imbozzolato" - non dal mostro, come quelli di Dallas (Tom Skerrit) e Brett, come si vede in una delle scene tagliate, ma dalla procedura funeraria della Compagnia di cui il morto era impiegato - di Kane.
Si conclude così (almeno per il momento) l'incontro di due sconosciuti biomeccanici condannati ad un destino comune. L'alieno tornerà sotto le spoglie di una razza animale di cui questo "superstite" non è il testimone di una varietà complessa di coscienze, ma solo l'esemplare rinnovabile all'infinito di un'arma biologica cieca e spietata. Ripley sarà invece la singola, incrollabile personalità umana il cui sforzo risulterà essere, ancora più che quello di liberarsi dalla minaccia aliena, quello di rimanere (letteralmente, nel caso di Alien - Resurrection) umana. Il tutto all'interno di una lotta per la sopravvivenza che non concede più spazio ad altri sentimenti che non siano la paura, e ad altro calore che non sia quello sviluppato dalle armi. Il personaggio di Ripley perderà una figlia nel secondo episodio, poi un'altra nel terzo. Diventerà evidente, con la sua impossibilità a partorire e coltivare un singolo affetto e poi con la possibilità di rinascere da se stessa in auto-generazione, il percorso di mutazione di Ripley in direzione aliena. Una mutazione che la coprirà, prima di tutto, di una corazza emotiva apocalittica ma ormai necessaria per l'integrazione in un mondo in cui, fra gli esseri umani come nello spazio, nessuno può sentirti urlare.