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Listinto sopravvive alluomo.
Tocca poi ai superstiti sopravvivere allistinto delluomo.
La Terra, in seguito alla liberazione di un virus terrificante diventa
una spettrale wasteland post-apocalittica assediata da corpi erranti
alterati dalla rabbia. Rabbia autentica, presente nel sangue di un gruppo
di scimmie costrette alla visione di immagini ultraviolente e responsabili
dello scoppio dellepidemia dopo essere state letteralmente scatenate
da un gruppo di animalisti.
La Gran Bretagna di Danny Boyle è una gabbia a cielo aperto in
cui vige, severa, la divisione in due legioni: gli infetti e i sani,
gli attaccanti e i difensori con i primi coaugulati in branchi o ammucchiati
in fosse comuni e i secondi che, privati di ogni punto di riferimento
civilizzato, sprofondano nellhorror vacui, costretti loro malgrado
a riesumare una pulsione omicida per restare vivi, e senza nemmeno la
causale determinata dalla patologia.
Nel vedere Jim (Cillian Murphy) avanzare nella catastrofe di una Londra
spopolata torna alla mente quel Lultimo uomo sulla Terra
di Ubaldo Ragona che già faceva eco a "I Am Legend",
racconto estratto dalla cava inesauribile dello scrittore Richard Matheson
delle cui fervide profezie si son serviti in molti, non ultimo George
Romero.
Proprio La notte dei morti viventi affiora dal subconscio
cinefilo insieme a qualche evidente risonanza carpenteriana nellassistere
a 28 giorni dopo.
Danny Boyle sbologna budget alti e star da copertina traendo spunto
dalla lezione di tanto cinema di genere: lingigantimento metaforico
dei logorii sociali tradotto nella (pre)visione di un olocausto prossimo
venturo. È facile leggere tra le righe sgranate dal digitale,
infatti, le conseguenze estreme di una società paranoica sorretta
dal livore e dallaccanimento. La nevrosi della malattia è
allora nevrosi tout court che oltre a far prevalere lessenza animalesca,
precisa i termini dello scontro in un brusco tutti contro tutti
o, come accennato precedentemente, nella lotta tra due squadre ben distinte
guidate da necessità e logiche paurosamente primordiali.
Le argomentazioni esposte dai soldati trincerati in una Manchester messa
a ferro e fuoco ne sono una dimostrazione: in un mondo giunto al collasso
il pensiero dei soldati si rivolge alla cattura delle donne come soddisfazione
di bisogni primari e farneticante avvio di una nuova specie umana. È
sintomatico che proprio costoro delegati alla difesa degli ultimi avamposti
umani siano mossi da un criterio simile a quella che determina i comportamenti
degli infetti ma con laggravante di un raziocinio ancora funzionante
ma mutato.
Jim e le due donne superstiti quindi passano da un incubo allaltro
come in una scatola cinese. Il pericolo, la paura e lassedio si
duplicano insieme alla percezione dellineluttabilità del
male come punto di partenza e di arrivo dellessere umano liberato
dal baluardo costituito dalla civilizzazione e dalle merci.
Peccato che il film stenti a produrre il giusto grado di coinvolgimento.
La linea narrativa segue un andamento sinusoidale ma limpressione
è che i cedimenti di tensione non siano affatto involontari.
È soprattutto nella parte centrale che il film soffre di una
fragilità devastante. Danny Boyle esaspera il suo sguardo in
termini di scarnificazione della spettacolarità fino a minimizzare
e rendere ridicoli i rapporti tra i personaggi. Ne sono una prova soprattutto
i dialoghi tra i superstiti durante il tragitto verso Manchester, talmente
vicini al clichè da suonare falsi e incomprensibili.
Il film parte in quarta consegnando allo spettatore una premessa ricca
di spunti (il legame tra immagini violente e le scimmie, ad esempio)
per poi non rispettarle. Da un lato ciò manifesta una certa originalità
in quanto è testimone dellambizione di deviare da un prodotto
tipicamente hollywoodiano estremamente compatto e concentrato attorno
al suo tema, in cambio di quelle suggestioni e quelle vertigini che
poggiano sulla presenza di vuoti da riempire e argomentazioni da collocare.
Dallaltro, però, i cali di ritmo e una evidente ingenuità
in alcune scelte di regia fanno assomigliare il film ad un compromesso
piuttosto maldestro. Probabilmente lautore di Trainspotting
non è ancora in grado di padroneggiare la sua idea di cinema
che sembra custodire unincertezza di fondo: Hollywood o Europa?
Boyle non ha ancora scelto in quale squadra giocare. |