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Un osso lanciato in aria e un astronave.
Un taglio di montaggio secco, migliaia di anni di storia e di evoluzione
messi da parte. O meglio: perfettamente raccontati. In 2001:
Odissea nello spazio lo scimmione è entrato in contatto
con il monolito e ha scoperto il primo utensile, ha scoperto che impugnare
un osso ed abbatterlo su chi si vuole colpire moltiplica le proprie
forze. Alla radice dell'uomo in quanto tale, in quanto stadio evolutivo
successivo a quello dello scimmione, c'è la capacità di
adoperare degli oggetti, di considerare essenzialmente il mondo circostante
in una prospettiva di heideggeriana "utilizzabilità".
Lo scimmione che impugna l'osso è il primo uomo e tra l'osso,
utensile massimamente semplice, e l'astronave, utensile massimamente
complesso, non c'è sostanziale differenza, descrivono un arco
evolutivo stabile nel nucleo che lo contraddistingue: il colpo di montaggio
che li affianca perentoriamente racconta l'uomo. Di quegli stessi utensili
il più perfetto sarà proprio HAL 9000, capace di realizzare
il paradosso di essere troppo simile al suo creatore e quindi di potersi
ribellare a lui per schiacciarlo: raggiunto il punto di non ritorno
dell'evoluzione umana, il futuro appartiene ormai a un superuomo che,
dopo un nuovo processo di rieducazione attraverso lo sguardo affidato
al monolito, sarà probabilmente in grado di affrontare il mondo
non più in termini di utilizzabilità ma in quelli superiori
di "visibilità".
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