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"Pietro Germi è uno dei nostri grandi": così
avrebbe potuto scrivere Carlo Emilio Gadda, con il suo stile inconfondibile,
per descrivere luomo e lartista. La possibile citazione
non è fuori luogo, in quanto Germi dedica a Gadda uno dei suoi
film più riusciti, Un maledetto imbroglio, liberamente
ispirato a Quer Pasticciaccio Brutto de via Merulana. Tanta
affinità esiste tra questi due uomini, entrambi disincantati
descrittori della società italiana, dellItalia delle cento
città e dei cento dialetti, entrambi pessimisti e isolati dal
mondo: due grandi artisti che nel loro individualismo hanno avuto dei
tratti comuni. Ma Pietro Germi era anche figlio dellItalia proletaria
e popolare, il padre operaio, la madre una sarta: le sue origini gli
fecero conoscere il significato delle parole povertà e sacrificio.
Il suo carattere difficile, ombroso, chiuso, nervoso (un suo tic ispirò
Mastroianni per il ruolo del barone Fefé Cefalù di Divorzio
allitaliana, la cui sceneggiatura, firmata assieme a
Ennio De Concini e Alfredo Giannetti, vinse lOscar; il film, invece,
fu premiato a Cannes) lo rese antipatico a molti.
Nato il 14 settembre del 1914 a Genova, morirà sessantanni
dopo, il 5 dicembre 1974, a Roma. Germi ha diretto alcuni film fondamentali
nella storia del nostro cinema, In nome della legge (1949),
Il ferroviere (1956), Un maledetto imbroglio
(1959), Divorzio all'italiana (1961), Signore
e signori (1965), e ciò nonostante era amato da pochi,
che non sempre erano suoi fedeli ad oltranza, e detestato, o guardato
con molta sufficienza, dai più. Inventore del genere della Commedia
allitaliana, è caduto nelloblio nel suo paese,
mentre è amatissimo in Francia e viene idolatrato negli Stati
Uniti dai cinefili (Martin Scorsese lo definisce il più grande
regista italiano assieme a Visconti). Pietro Germi fu un grande lavoratore,
sul set professionista fino allestremo, che produsse cinema popolare
con l'obiettivo di aiutare luomo a migliorarsi, ad affrancarsi,
a misurare la densità della vita. Il suo mestiere di cineasta
fu dalto livello, con idee semplici ma ad effetto. La matematica
del suo cinema è avvolta da un'idealismo socialista di stampo
umanista: credeva nei buoni sentimenti, combatteva contro il cinema
industriale - che oggi chiameremmo di cassetta -, fatto di sesso e violenza,
isolandosi dal contesto cinematografico italiano e dai suoi colleghi.
Un moralista che aberrava il bigottismo e il consumismo dellItalia
post bellica. Germi cercava un ritorno alla vita semplice dei bei tempi:
lo si vede in film come Serafino (1968), apoteosi campagnola
che si fonda soprattutto sulle doti di simpatia umana del protagonista
Adriano Celentano.
Negli ultimi film di Germi si accentua un'involuzione dello stile: la
vena più felice e autentica resta legata al suo primo periodo
creativo. Periodo in cui Germi, regista tra i più personali e
impegnati del cinema italiano ed europeo, colse le contraddizioni della
società e dell'uomo con vigorosa spontaneità e con uno
stile che trovava la sua forza espressiva e morale proprio in una certa
ingenua e rude schiettezza.
Filmografia
Il testimone (1945)
Gioventù perduta (1947)
In nome della legge (1948)
Il cammino della speranza (1950)
La città si difende (1951)
La presidentessa (1952)
Il brigante di Tacca del Lupo(1952)
Gelosia (1953)
Amori di mezzo secolo - (II episodio) (1953)
Il ferroviere (1955)
L'uomo di paglia (1957)
Un maledetto imbroglio (1959)
Divorzio allitaliana (1961)
Sedotta e abbandonata (1963)
Signore e signori (1965)
L'immorale (1966)
Serafino (1968)
Le castagne sono buone (1970)
Alfredo Alfredo (1972)
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