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Linizio degli anni 60
segna ad Hollywood un momento di transizione tutto sommato fondamentale,
in quanto determina il tramonto del cosiddetto sistema classico:
per essere più precisi, se le forme estetiche maggiormente consolidate
resisteranno per quasi tutto il decennio, la metamorfosi che interessa
invece questo preciso momento riguarda principalmente i contenuti. Anche
se in passato autori sardonici e non ottusamente schierati nel sistema
avevano proposto opere di rottura tematica, è solo con larrivo
dei 60 che tali pellicole iniziano ad imporsi allattenzione
dellestablishment., che ne accetta la portata più difficile
e la introietta in qualche modo dentro il proprio sistema produttivo.
Basta pensare che proprio nel 1960 lOscar al miglior film va a
l'Appartamento di Billy Wilder, commedia sarcastica
che ha come temi portanti ladulterio e larrivismo sociale
più squallido.
Tale meccanismo di inserimento delle ambiguità esistenti nella
società americana viene però definitivamente elaborata
a nostro avviso ne lo Spaccone di Robert Rossen, pellicola
che per la prima volta tratteggia la figura sfaccettata del loser
inserendola però in un contesto decisamente non buonista né
tanto meno pacificatorio - come in passato ad esempio era successo per
un personaggio potenzialmente eversivo come James Dean. Partiamo dalla
novità dei personaggi: la storia damore che funge da scheletro
alla trama si spiega tra un gambler del gioco dazzardo
ed una beggar metropolitana, zoppa ed alcolizzata; la natura
e le pulsioni autodistruttive delle figure interpretate da Newman e
dalla Laurie non vengono edulcorate dalla sceneggiatura, ma al contrario
diventano il tratto fondamentale del film, a cui Rossen adegua praticamente
ogni elemento della messa in scena. Ed ecco che le scenografie diventano
lo specchio dellanima rovinata di Eddie Felson e Sarah Packard,
non soltanto povere ma anche sporche, degradate; così vale anche
per i costumi ed i setting, che oltre tutto si fanno invece eleganti
ma freddissimi quando i personaggi si spostano nei palazzi e nelle camere
dalbergo in cui è abituato a lavorare Bert,
colui che ha assaggiato la pasta di cui è fatto Eddie e la sfrutterà
per fare soldi. A soccombere alla legge di Bert, che poi in filigrana
è quella del mercato capitalista americano, non è Eddie,
perché lui è abile a giocare a biliardo, quindi ha un
valore, ma la sfortunata Sarah, la quale ha lunico torto di essere
preziosa soltanto a livello emotivo, e per giunta proprio per colui
per il quale il lato emotivo rappresenta il primo ostacolo per la propria
realizzazione di giocatore e truffatore. lo Spaccone
è il primo lungometraggio in cui il realismo delle situazioni,
il background ed il vissuto delle figure in scena diventa il vero protagonista,
ed incide anche a livello estetico: la poetica del loser,
fino ad allora a suo modo comunque eroico e tutto sommato consolatorio,
viene ribaltata in un finale straordinario in cui laffermazione
della superiorità di Felson su Minnesota Fats si trasforma in
totale ammissione della sua sconfitta, dal momento che il fattore etico
ed umano è stato annichilito proprio dalla ricerca dissennata
di quel successo che adesso è tristemente inutile.
A livello meramente cinematografico lo Spaccone possiede
però anche unaltra grandiosa idea di regia: Rossen scinde
lestetica della pellicola in due momenti fortemente distinti;
della parte più contenuta e realistica - anche dal punto di vista
della scrittura filmica, contenuta e classicamente invisibile
- volta a raccontare lo stato opaco delle figure abbiamo già
parlato. Quello che rimane invece sono le scene di biliardo, dove il
regista opta invece per un messa in scena virtuosamente movimentata
e sapientemente ritmata da un montaggio che si fa invasivo, evidente,
serrato. I carrelli in avanti che accompagnano molti dei colpi di Newman,
e di conseguenza la sua interpretazione accaldata, sono quanto di più
efficace il linguaggio cinematografico americano ha saputo consegnarci
in quel periodo: non a caso Scorsese li ha riproposti con devota ed
acuta lungimiranza nel suo sequel il Colore dei soldi.
lo Spaccone è un lungometraggio epocale, e non
solo per lormai mitica interpretazione di Paul Newman - ma non
va dimenticata anche la prova maiuscola di un attore indimenticato come
George C. Scott. Quello che rende il film di Rossen un momento di vera
cesura allinterno di un modus operandi consolidato è una
scelta prima ideologica e conseguentemente estetica: raccontare i disagi
reali di una classe sociale bassa, spesso in difficoltà, che
si barcamena nei sottoboschi urbani talmente avvilita da non riuscire
più nemmeno a tentare la carta del riscatto. Eddie Felson e Sarah
Packard sono due sbandati che pagheranno per la loro condizione, immortalati
in unopera cinematografica che li ha mostrati nella loro natura
senza lartificiosità della drammatizzazione o, peggio ancora,
la demagogia della redenzione.
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