|
Su una nave due uomini sono impegnati
in un tradizionale rito propiziatorio, la danza del dragone. Gli sguardi
attenti dei soldati e dei comandanti seguono i loro agili movimenti.
Ma non sono gli unici spettatori. I soldati di una forza coloniale imbarcati
su un veliero ancorato nelle vicinanze sono allarmati. Non hanno grande
conoscenza delle usanze cinesi, quindi equivocano una situazione sospetta
ed aprono il fuoco. Gli uomini impegnati nella danza cadono colpiti.
Ralenti. Sguardo sospeso della macchina da presa sulloltraggio.
Dovizia di inquadrature per raccontare la reazione dellorgoglio
ferito alla traumatica intrusione dellAltro.
Lorgoglio si personifica nel corpo/eroe di Wong Fei-hung, prima
spettatore, che si libra in aria impedendo al costume del dragone di
toccare il suolo. Il leggendario Wong Fei-hung è il carismatico,
ginnico Jet Li. La regia di Tsui Hark è ora al servizio delle
acrobazie da funambolo di Wong Fei-hung, il quale non permette assolutamente
che la cerimonia sinterrompa, riuscendo anche a recuperare i messaggi
propiziatori finiti vertiginosamente in alto in seguito allincidente,
tra il sartiame dellimbarcazione.
Un balzo a completamento di un riuscito dialogo con la forza di gravità
gestito dallocchio avido di Tsui Hark, e Wong Fei-hung può
declamare a voce alta, insieme al suo comandante, massime intrise di
saggezza: i valori tradizionali della Cina non hanno mai toccato terra.
Avranno poi tempo, lui e il comandante, di discutere sulle minacce che
incombono sulla Cina e sul suo popolo.
Questa, più o meno, la sequenza iniziale di Once Upon
a Time in China. Abbiamo evocato pochi minuti di spettacolo
come emblematici di unopera di oltre due ore e come iperbolico
compendio delle traiettorie artistiche di Tsui Hark e Jet Li, autore
e attore amalgamati in un modo di fare cinema che solo la produzione
filmica di Honk Kong sa regalare.
In particolare Tsui Hark ci regala con Once Upon a Time in China
linizio di una saga; infatti verranno di seguito Once
Upon a Time in China 2, da noi apprezzato a Udine nel 98
per la sua freschezza narrativa e per le sempre originali coreografie
delle scene di combattimento, ed altri tre sequel a noi sconosciuti.
Il titolo? Un curioso omaggio a Sergio Leone... A tratti sembrano proporsi
come omaggio al grande maestro uno sporadico legame di situazioni e
personaggi con musiche dal sapore evocativo, certe componenti grottesche,
e soprattutto le riuscite ricostruzioni dambiente: una Canton
di fine secolo scorso percorsa da stradine affollate di una varia umanità,
rese vive e pulsanti dallo stile di riprese, dall uso frequente
del dolly. Leroe di questa saga, lo abbiamo già rivelato,
è Wong Fei-hung, figura di saggio e combattente sospesa tra storia
e leggenda, esempio mitizzato di patriota dalle molteplici virtù.
Il suo volto è per noi quello di Jet Li, ma prima ancora che
di fronte al suo volto rimaniamo stupefatti di fronte alle sue movenze
particolarmente eleganti e spettacolari, di fronte ad un susseguirsi
di acrobazie di ogni genere. Lespressività racchiusa nel
fisico e nelle azioni di Jet Li è notevole, sincronizzata con
quella di un agguerrita squadra di interpreti/ acrobati: la combinazione
dei loro movimenti è la materia prima di cui si serve Tsui Hark
per comporre ardite coreografie di scene di combattimento rese elettriche
da un uso virtuoso e sapiente del montaggio, per il quale il flusso
dinamico dei corpi scorre da uninquadratura allaltra in
apprezzabile armonia.
Grande quindi la resa spettacolare di episodi di lotta con i bastoni
e con le spade, di tuffi eseguiti a tempo per salvarsi da una scarica
di pallottole, di sfide sostenute ad altezze vertiginose, magari barcollando
su scale sospese nel vuoto.
Lazione sembra spesso riflettere nella sua dinamica una particolare
dimensione speculativa. Filosofie di un quotidiano annichilito dalla
sovranità dellimmaginario, filosofie della fisicità
come espressione di un volere profondo e di una tenacia incoercibile,
filosofie delliperbole. Ora a voi un ridotto campionario di iperboli.
Un proiettile lanciato a mano in maniera da uccidere uno straniero armato
di pistola, come fiera risposta allo strapotere delle armi da fuoco
sulletica del duello e sullo spirito del Kung Fu.
Oppure: la continua metamorfosi di una scenografia, il continuo sfaldarsi
di scale di legno, corde, pilastri, sotto i colpi di sfidanti orgogliosi
di non finire a terra nel protrarsi delle loro letali piroette, perché
il mantenere una posizione acquisita e stabile è sinonimo di
saldezza, anche d intenti. Ma in fondo di cosa stiamo parlando?
Once Upon a Time in China è un film dazione,
di un genere che merita assoluto rispetto, ed è anche un film
popolare, che vuole, anzi deve essere popolare. Come lo è di
solito il cinema di arti marziali, il wuxia pian.
Un cinema che è in rapporto dialettico con limmaginario
del suo pubblico, con le sue aspettative, con la tradizione.
Nel cinema di Honk Kong avere familiarità con la tradizione rappresenta
una base significativa. Pare che i cantonesi di Honk Kong non abbiamo
dimenticano lincredibile carriera di Kwan Tak-hing, attore che
nel dopoguerra interpretò la figura di Wong Fei-hung per più
di venti anni in quasi cento film! Al contrario, lassociazione
tra la figura mitizzata delleroe popolare Wong Fei-hung e tale
attore presso il pubblico locale continua ad essere piuttosto viva.
Analogamente nel modellare il gusto popolare hanno svolto un ruolo significativo
le produzioni cinematografiche di King Hu e Bruce Lee.
Quanto al ruolo loro e del wuxia pian nella cultura cinese degli scorsi
decenni, troviamo interessante estrapolare alcune righe da un interessante
contributo firmato Roger Garcia, ripreso da Bright Lights Film Journal,
Cincinnati, n. 13, estate 1994, e apparso sul numero speciale di Nickelodeon
dedicato alla rassegna di Udine del 98 sul cinema di Hong Kong:
"Nei film di arti marziali al pubblico piace identificarsi
con cavalieri integerrimi, spadaccini e indomiti guerrieri del passato,
ma solamente a condizione che i valori morali e le battute salaci si
accordino al mondo moderno. Le mitologie popolari promosse dal cinema
di arti marziali e i vari collegamenti che questi film sviluppano con
la realtà contemporanea hanno comunque attribuito loro una dimensione
nuova e più significativa. Quasi tutti i film di arti marziali
del dopoguerra che compongono il genere sono stati prodotti da e per
le comunità cinesi lontane dalla madrepatria, dalla Cina. E con
questa finalità possono essere interpretati come film di memoria
epica, un cinema emigrante per un pubblico che cerca non
solo la propria identità e i propri legami con un passato culturale
spesso immaginario, ma anche la propria legittimazione".
Ci appropriamo volentieri di tali parole per introdurre al particolare
spirito patriottico che anima Once Upon a Time in China,
uno spirito che si manifesta in vario modo e che non si esaurisce nella
caratterizzazione delleroe e dei suoi discepoli, ligi nei confronti
di determinati valori tradizionali, incuriositi e spaventati al tempo
stesso dalle novità portate dagli stranieri, dai disprezzati
gwilos.
Unulteriore conferma di come nellimmaginario honkongese
degli anni 90, condizionato dalla data spartiacque della riannessione
alla Cina, si sia sviluppato un certo tipo di ansie e di aspettative.
Una connotazione vagamente patriottica è riscontrabile in film
come A man called hero, spettacolare crocevia abbondante
in effetti speciali tra il cinema di arti marziali e lestetica
del fumetto e del videogame. Qui il protagonista, combattente dai poteri
sovrumani, finisce addirittura per sfidare il Ku Klux Klan in America
e per demolire la Statua della Libertà durante il duello con
un rivale! Daltro canto, nel film di Tsui Hark gli sforzi di Wong
Fei-hung, supportato dalla milizia civile da lui guidata, sono volti
a difendere i suoi cari e le persone oneste che si affidano a lui dai
torbidi inganni e dagli squallidi commerci di stranieri che disprezzano
la Cina e che godono magari della protezione, oltre che dei rispettivi
governi coloniali, di autorità locali corrotte o indifferenti
al destino del proprio popolo e di criminali privi di scrupoli.
Questi fantasmi, queste trasfigurazioni di un passato recente anche
drammatico, queste proiezioni di un futuro carico dincertezze,
prendono vita nellelaborato intreccio del film di Tsui Hark e
si materializzano nelle azioni, nelle passioni e negli ideali di una
variopinta galleria di personaggi.
|