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Dallo scorso 14 ottobre va in onda
in seconda serata su La7 (canale che ha inaugurato serie "scandalose"
come Sex and the City e The L World)
la serie Dirt, con la quale si spera di raggiungere
in Italia un successo pari a quello degli USA, dove è stata trasmessa
sul canale Fox (ma è andata molto bene anche nel Regno Unito
ed in Nuova Zelanda).
Dirt gioca tutto, almeno per lappeal iniziale,
sulla sua portentosa protagonista: si tratta infatti dellattrice
Courtney Cox, a suo tempo indicata (e non senza motivo) come la donna
più bella del mondo. Ebbene, smessi gli amatissimi panni della
metodica, dolce e rassicurante Monica di Friends, la
Cox, truccatissima ed in ottima forma, riveste quelli più glamour
e scioccanti della spietata Lucy Spiller, caporedattrice della rivista
scandalistica Dirt (una "Novella 2000" in
salsa americana). Un magazine di tal fatta, che per di più ha
sede a Los Angeles, si nutre di inganni, ricatti, soffiate, ponendosi
come compito di rendere pubblica la "sporcizia" di tutto il
mondo dorato di Hollywood; sesso, droga e drammi familiari sono pane
quotidiano per i denti dellagguerrita redazione, a condizione
che le notizie pubblicate siano rigorosamente autentiche e documentate
da straordinarie foto, opera del talentuoso (nel suo specifico campo)
fotoreporter Don Conkey, ex compagno di scuola di Lucy e sofferente
di crisi schizofreniche.
Pare che lidea della serie sia venuta in mente alla stessa Cox
quando, incinta del suo ultimo figlio, non riusciva a staccasi i paparazzi
di dosso; eccola dunque come produttrice esecutiva, oltre che protagonista,
di un progetto in cui evidentemente profonde tutte le sue energie, e
con ottimi risultati. La serie infatti gode, oltre che di una solida
regia, di una narrazione accuratissima; è piena di ritmo, flash-back
e colpi di scena, accattivante per loriginale e scintillante ambientazione,
e coraggiosa nel non tirarsi indietro davanti a patinate scene di sesso
spinto o di uso di droghe (ovviamente i bambini non sono contemplati
tra gli spettatori abituali) né davanti al quotidiano turpiloquio
- un tempo tipicamente "maschile" - che sulle sensuali labbra
di Lucy quasi perde la sua connotazione volgare per sottolinearne l
inevitabile aggressività data dal ruolo (peccato che con la voce
della pur brava doppiatrice italiana Barbara De Bortoli si perdano il
tono ed il ritmo grintoso della Cox). Il personaggio è studiato
con cura, e non riusciamo a non innamorarcene pur sconcertati dalla
sua - apparente? - amoralità e freddezza (in un episodio Lucy
resta indifferente alla brutale uccisione del suo assistente per opera
di un pazzo che segrega tutta la redazione).
In ogni successiva puntata scopriamo le fragilità di una donna
apparentemente tutta dun pezzo, in realtà condannata allautopunizione
di una vita di solo lavoro "sporco", e alla solitudine conseguente
alle sue scelte; con gli uomini è un disastro, tanto che in vita
sua non ha mai provato un orgasmo se non grazie al suo inseparabile
vibratore. Per fortuna lattore Holt McLaren, inizialmente ricattato
per uno scoop, poi diventato Lucy-dipendente, la aiuterà ad ampliare
i suoi orizzonti sessuali. In seguito, con lentrata in scena dellinfido
fratello gay (autore di un colpo di scena alla fine della prima serie)
e della distaccata madre si risale - psicanaliticamente? - al senso
di colpa nato nel momento in cui una Lucy quattordicenne vide il padre
impiccarsi. Infine, per mezzo del portentoso personaggio di Don Conkey,
voce narrante che apre ogni puntata col tormentone Salve,
sono Don Hunkey, faccio fotografie, sono uno schizofrenico funzionale
(seguito da uno spedito riassunto delle puntate precedenti) scopriamo
lumanità di Lucy nel preoccuparsi della salute del suo
amico dinfanzia; ma anche la sua capacità manipolatoria,
che arriva a spingere sottilmente luomo, pur di avere uno scoop,
ad atti estremi come quello di troncarsi il dito mignolo per farsi ricoverare
nellospedale di una famosa star. Le allucinazioni di Don, oltre
a costruire un suo bizzarro mondo immaginario in cui attrici morte partoriscono
micetti, matrigne riemergono dal passato, gatti parlanti vengono immortalati
in vezzosi altarini, sono il pretesto per scelte grafiche interessanti
come linquietante pioggia di sangue o i serpentelli in stile fumetto
che Don immagina di vedere uscire dalle persone che lo circondano. Ma
dal punto di vista grafico ci sono varie altre note positive, come lapparizione
delle future copertine di "Dirt" formate dalle immagini delle
malcapitate starlette appena colte in flagrante, nella cinica mente
di Lucy (e nella nostra visuale) già ordinatamente pronte a formare
i corrispondenti scoop che andranno a breve a soddisfare la pruriginosa
curiosità dei lettori americani.
Unaltra divertente e non scontata trovata è che i personaggi
vittime degli scoop sono tutti ispirati a star reali contemporanee,
tra i quali non si stenterà a riconoscere Tom Cruise, Brad Pitt,
Angelina Jolie, Britney Spears, Julia Roberts e via dicendo. Ma nel
cast ci sono veri volti noti come William McCormack (Leo Spiller) visto
ne I Soprano, Josh Stewart (Holt Mclaren) di CSI
e soprattutto il fenomenale Ian Hart (Don Conkey), che interpretava
il professor Raptor in Harry Potter e la pietra filosofale.
Inoltre, guest star della prima serie sarà nellultima puntata
Jennifer Aniston, nei panni di una collega di Lucy che si esibirà
con lei in un succoso bacio lesbo.
Di puntata in puntata le tinte si fanno sempre più fosche, la
narrazione più vertiginosa, i personaggi si moltiplicano ed entrano
in gioco anche vari redattori della rivista; cè da aspettarsi
una svolta di stile nella seconda serie già in produzione, sempre
per opera del creatore Matthew Carnahan (FX, Touchstone Television and
Coquette Productions sono i co-produttori) e cè da scommettere
che prima o poi Lucy diventerà "buona". Ma sicuramente
ritroveremo nella serie lo stesso coraggio nellabbattere i tabù
del puritanesimo made in USA, e la medesima rappresentazione di una
Los Angeles sempre più tetra, perduta nel vacuo inseguimento
di falsi ideali.
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