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Ally McBeal
id., Usa, 1997
creato da David E. Kelley, con Calista Flockhart, Greg Germann, Peter MacNicol, Portia De Rossi, Jane Krakowski. Lucy Liu

La naturale ebbrezza dell’abbraccio
di Marta Vivacqua



Nevrotica, insicura, paranoica e costantemente alla ricerca dell’amore: tutto questo e molto di più è Ally McBeal, la protagonista di una delle serie più amate dal pubblico femminile ma quasi in egual misura anche da quello maschile. Affascinante ed un po’ folle, single “per scelta d’altri” ma soprattutto della propria costante indecisione, con le sue minigonne ed il gesticolare confuso è diventata uno dei personaggi più facilmente riconoscibili del piccolo schermo, grazie naturalmente alla fantastica performance di Calista Flockhart, perfetta in tutte le sue sfaccettature, in tutti i particolari gesti e sguardi che rendono impossibile resisterle.
Brillante avvocato di Boston, Ally si trasferisce in un nuovo ufficio legale dove incontra Billy, l’amore di gioventù, l’anima gemella incontrata ad otto anni e mai dimenticata, ma soprattutto incontra una nuova famiglia, fatta di amici e risate che accompagneranno la sua carriera e tutta la sua vita. Nonostante sia ancora innamorata di Billy, che nel frattempo si è sposato con Giorgia, Ally continua a frequentare con speranza immutata l’altro sesso, perdendo e ritrovando di volta in volta la fiducia nell’amore assoluto, sognato da ragazzina e mai perso di vista. Nonostante questa sua ricerca sincera ed affannata, ciò che ogni giorno le insegna e ci insegna è l’innocente calore dell’amicizia, il suo essere preoccupazione costante ma anche rifugio sicuro. E sarà proprio Ally, grazie ad un colpo di scena che la farà diventare improvvisamente mamma nella quinta ed ultima stagione, a capire che “l’altra metà della mela” non deve essere per forza un uomo, ma può anche essere una figlia o un gruppo di amici. E’Ally la persona da cui tutti vanno quando in ufficio non c’è più nessuno ed il silenzio lascia liberi consigli e parole d’affetto, creando rapporti unici nella loro bizzarria e forza, rendendo il posto di lavoro un atipico luogo d’incontro di personalità splendidamente lunatiche. Mantenendo sempre il giusto equilibrio con la protagonista principale, ad ogni serie personaggi nuovi si aggiungono al gruppetto iniziale formato da Elaine, la segretaria con la passione per il canto e per gli uomini, Richard con i suoi infiniti feticismi, la collega Nelle dall’apparente cuore di ghiaccio, la coinquilina Renee e John, il mitico “biscottino” appassionato di Barry White (indimenticabili le sue apparizioni ed i balletti del cast sulle note di “My first, my last, my everything”). Quasi ogni sera, i colleghi-amici si incontrano vicino l’ufficio al bar dove canta Vonda Shepard (sua la sigla), confermando la tradizione delle serie americane di “costruire” un punto di incontro dove dare la possibilità ai personaggi di stare, crescere e cambiare insieme.
Con la sua scrittura che ben dosa ironia e romanticismo, e l’aggiunta di effetti speciali stile cartoon davvero esilaranti ed insoliti per la televisione, Ally McBeal ha raggiunto un grande successo sin da subito negli Stati Uniti nel 1997 e da noi nelle sue prime apparizioni nel 2000; grazie anche al suo essere un po’ sit-com ed un po’ legal drama ha accontentato un pubblico molto vasto, diventando ben presto un vero fenomeno di costume col suo ritratto di una donna in carriera ed indipendente ma sempre attenta all’aspetto emotivo della vita. I casi legali affrontati da Ally e dai suoi colleghi hanno, infatti, sempre una componente sentimentale molto forte, che spinge a ragionare sull’amore e le sue difficoltà: dall’osservazione delle esperienze altrui nasce il confronto, l’empatia e spesso anche la commozione, arrivando a sperare nell’amore eterno così come nell’amicizia eterna, perché dopo l’ennesima delusione non c’è niente di più efficace che mangiare un vasetto di gelato con le proprie amiche.
Ally potrebbe aggiungersi perfettamente al piccolo-magico gruppo di Sex and the City, incontrarsi a colazione con Carrie e magari andare al cinema con Bridget Jones per ritrovarsi la sera a chiacchierare con loro di amori reali o sognati, per sentirsi al sicuro nella naturale ebbrezza dell’abbraccio.

Questo pezzo è stato già pubblicato dalla rivista Cinem’Art.