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My name is Jack Bauer,
and this is the longest day of my life. Con queste parole,
il 6 novembre 2001, in piena paranoia post 11 settembre, negli USA sul
canale Fox è partita una delle serie televisive più innovative
degli ultimi tempi. Creata da Joel Surnow e Robert Cochran, già
responsabili della versione televisiva di Nikita, 24
narra le giornate infernali di Jack Bauer, agente del CTU
(Counter-Terrorism Unit, Unità anti-terrorismo) di Los Angeles.
Il titolo deriva dalla geniale trovata di far corrispondere ai 24 episodi
di ogni stagione le 24 ore delle suddette giornate. Ogni episodio, quindi,
dura unora (o meglio, circa 40-45 minuti, che diventano 1 ora
con gli inserti pubblicitari, almeno questo nella trasmissione USA).
Se la stagione inizia alla mezzanotte di un particolare giorno, proseguirà
con episodi che narrano le vicende che accadono di ora in ora, fino
a giungere allultimo episodio che termina alla mezzanotte del
giorno successivo. Altra caratteristica della serie è il forte
uso dello split-screen, ovvero la tecnica di suddividere lo schermo
in più riquadri per mostrare diverse azioni, avvenimenti che
accadono in contemporanea per poi concentrarsi su uno di essi. Inoltre
si fa notevole ricorso alla telecamera a spalla, che aggiunge un senso
di realtà alla narrazione, consentendo di sentirsi
dentro la scena, specialmente durante le sequenze dazione.
La narrazione degli eventi è scandita dallo scorrere del tempo,
rappresentato da un orologio digitale che appare in sovrimpressione
ogni tanto e che indica lesatta collocazione dellavvenimento
nel corso della giornata. Lo stesso orologio appare in grande, al centro
dello schermo su sfondo nero al termine di ognuno dei quattro canonici
atti che compongono lepisodio e serve, sempre parlando per la
trasmissione USA, per linserimento delle interruzioni pubblicitarie.
Al rientro, infatti, si scopre che sono passati alcuni minuti e la trama
ricomincia con lo split-screen di cui dicevamo prima: i secondi scorrono,
appaiono i fotogrammi, scanditi dal rumore del tempo che
passa, effetto sonoro particolare (denominato Clock Counter Click
) diventato un po il marchio della serie. Ogni episodio, ovviamente,
termina con un forte cliffhanger che invita a sintonizzarsi
sullepisodio successivo. In questa ottica è deleteria la
visione in DVD: avendo a disposizione lintera stagione, è
difficile scollarsi dagli episodi. Le stagioni non sono consequenziali,
nel senso che la stagione 2 si svolge 18 mesi dopo la prima, la terza
addirittura 3 anni dopo la seconda, la quarta ancora 18 mesi dopo la
terza e la quinta altri 18 mesi dopo la quarta. Con questo espediente,
viene aggiunta la curiosità di sapere cosa è successo
ai personaggi in quel lasso di tempo, curiosità che viene solo
in parte appagata nel corso degli episodi.
Parliamo del protagonista, Jack Bauer, efficacemente interpretato da
un rinato (proprio grazie a questo serial) Kiefer Sutherland. Allinizio
della serie lo troviamo tranquillamente in casa, forse dopo una giornata
lavorativa, insieme alla moglie e alla figlia. Si capisce immediatamente
che la famiglia ha avuto dei problemi, probabilmente causati dal lavoro
di Jack, ma che stanno cercando di superarli. Bisogna dire che appare
immediatamente evidente che entrambe le donne sono un po una palla
al piede per il protagonista, non tanto per il fatto che, come facilmente
prevedibile, diverranno ostaggi dei cattivi, quanto perché sembrano
essere ciò di cui un eroe ha meno bisogno, ovvero un freno, la
preoccupazione che occupa la mente di Jack. Un eroe non può avere
legami, àncore che lo fermino, specie se costretto a confrontarsi
con minacce terroristiche di grandi dimensioni (lattentato alla
vita del candidato alle presidenziali nella stagione 1, la minaccia
di un attacco nucleare a Los Angeles nella 2, un virus mortale nella
3, cellule terroristiche in azione sul suolo americano nella 4, complotti
ad alto livello tesi a destabilizzare la sicurezza nazionale nella 5)
e per questo motivo gli autori hanno, intelligentemente, fatto fuori
la moglie alla fine della stagione 1, tentato di far diventare la figlia
una tosta agente del CTU, per poi mandarla a vivere altrove (fuori dalla
serie) alla fine della quarta stagione, quando Jack dovrà fingersi
morto per evitare la cattura da parte della Cina, il cui console è
rimasto ucciso durante unazione voluta e capeggiata dallo stesso
protagonista allinterno dellambasciata. Jack non è
un eroe positivo, o meglio non lo è del tutto: per raggiungere
i suoi scopi, ovvero la riuscita delle missioni, non esita a torturare
o uccidere quelli che cattura. Questo particolare ha sempre suscitato
molte polemiche negli USA, dove gli eroi devono essere necessariamente
senza macchia, puri. Jack non è così, forse memore (insieme
ai suoi autori) del detto di startrekkiana memoria che le
esigenze di molti contano più di quelle di pochi o di uno.
Non si contano, in tal senso, le volte in cui abbia ucciso terroristi,
ferito testimoni delle sue azioni, torturato uomini o donne in possesso
di informazioni utili alla risoluzione del caso. Forse per mitigare
questo aspetto un po crudo, ma realistico a mio parere, del personaggio,
gli autori concedono ogni tanto una breve sequenza in cui Jack si lascia
andare a rimorsi o pentimenti, ma sono sempre poca cosa. Attorno a lui
ruota una serie di personaggi più o meno fissi, che vanno dai
colleghi del CTU ad esponenti del governo o delle forze militari. Con
questi personaggi Jack entra spesso in conflitto sui metodi da adottare,
anche se può contare su alcuni fedelissimi pronti a dargli man
forte in ogni momento, citandoli a caso Tony Almeida o Chloe OBrian
o Nina Myers per il CTU, il senatore poi presidente David Palmer e il
suo consigliere Mike Novick per il governo e così via. Attenzione,
però, a non fare lerrore di affezionarsi troppo a questi
personaggi. Se Jack, essendo il protagonista, non può morire,
nonostante le situazioni limite in cui viene a trovarsi, per gli altri
non cè alcuna sicurezza. Seguendo una moda molto in vigore
negli ultimi anni nei serial USA (Lost docet, in questo
senso, ma ricordiamo anche la nuova incarnazione di Battlestar
Galactica o, anche se in misura minore, Stargate Atlantis)
le figure di contorno sono in balia del destino, ovvero della volontà
degli autori di stupire il pubblico. Emblematiche in questo senso, la
scoperta che la talpa allinterno del CTU nella prima stagione
è proprio Nina Myers, inizialmente collaboratrice fedelissima
di Jack e forse sua amante, o la mattanza di personaggi
operata allinizio della stagione 5.
Unultima particolarità della serie su cui è utile
soffermarsi è che essendo ogni episodio pieno di personaggi,
è facile incontrare volti più o meno noti della TV americana,
ma i cattivi, le menti dietro i complotti, hanno sempre interpreti facilmente
riconoscibili: nella prima stagione, ad esempio, Victor Drazen ha la
faccia del grande Dennis Hopper, nella quarta Habib Marwan quella di
Arnold La Mummia Vosloo, nella quinta Vladimir Bierko è
Julian Sands, forse tutti presi dal perverso meccanismo secondo il quale,
quando la carriera cinematografica subisce uno stop, cè
sempre il piccolo schermo pronto ad accoglierti.
Citazione dobbligo, infine, per uno degli elementi fondamentali
alla riuscita della serie (oltre ovviamente la scrittura e la regia
e la recitazione...), ovvero le musiche che accompagnano le varie sequenze.
Opera dellamericano Sean Callery, si distinguono per la fusione
degli strumenti musicali a sofisticati effetti sonori (ad esempio, il
già citato Clock Counter Tick) creati attraverso
elaborazioni al computer e sono valse al suo autore due Emmy Awards,
nel 2003 e nel 2006.
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