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Bosnia-erzegovina / Slovenia / Italia / Francia / GB / Belgio, 2001
di Danis Tanovic, con Branko Djuric, Rene Bitorajac,
Filip Sovagovic, Georges Siatidis
Volevate una commedia sulla guerra in Bosnia?
OK, adesso però ridetene, ridetene pure...
Prendete due soldati, un serbo ed un bosniaco, e metteteli dentro una
trincea abbandonata. Uno dei due è una belva di guerra, l’altro
invece è arrivato al fronte da appena dieci giorni. Dunque si
ritrovano soli nella terra di nessuno, ed i loro compagni non possono
andare ad aiutarli. Ci prova invece il contingente militare franco-inglese
che si trova in Bosnia come supervisore e per gli aiuti umanitari. Il
tutto, ovviamente, sotto gli occhi sempre presenti dei media, della
TV che tutto guarda e non riesce a vedere nulla. Questo, raccontato
in maniera sommaria, è lo spunto iniziale di No Man’s Land,
esordio di Danis Tanovic, 32enne che ha fatto la guerra ed ha deciso
poi di raccontarla sotto forma di parabola venata di humour; la prima
parte, pur con tutte le crudezze che una rappresentazione sulla guerra
deve saper gestire, è davvero divertente e piena di trovate spiritose;
le schermaglie dialettiche tra i due protagonisti sono azzeccate ed
inacidite al punto giusto, ma comunque votate a farci sorridere; l’idea
poi di far entrare un terzo personaggio nella vicenda, e di sdraiarlo
immobile su una mina innescata, esattamente come un “uomo morto che
parla”, all’inizio possiede una vena assurda degna dei migliori umoristi.
Ma il grande pregio di questo film è quello di saperci far sghignazzare
all’inizio, proponendoci poi nella seconda parte tutte coerenti motivazioni
per cui non c’è proprio nulla da ridere, e ci sbatte in faccia
senza pietà la durezza del conflitto e le sue tetre contraddizioni;
i due uomini, che quasi fanno amicizia, alla fine si uccideranno, e
tutta l’operazione di salvataggio organizzata contro voglia dal contingente
inglese si ridurrà ad un fallimento non solo strategico-militare,
ma soprattutto umano. Premiato all’ultimo festival di Cannes per la
miglior sceneggiatura, il film di Tanovic ha proprio nello script il
suo grande punto di forza: la storia riesce infatti mirabilmente a passare
da una prima parte in cui ci troviamo di fronte ad un gustoso duetto
tra attori, ad una seconda invece in cui la vicenda diventa collettiva,
e viene evidenziata con rara efficacia tutta la meschinità dell’animo
umano, a prescindere dalla nazionalità o dalla bandiera.
No Man’s Land è certamente un film sulla guerra in Bosnia,
ma ancor di più è una riflessione sarcastica ed estremamente
pessimista sull’incapacità dell’uomo a comprendere sé
stesso ed il suo prossimo.
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